mercoledì 4 marzo 2009

domenica 1 marzo 2009

Bilbolbul - Festival internazionale del fumetto


4 - 8 marzo BOLOGNA

Dedicano a Sergio Toppi e alla sua opera la mostra principale della manifestazione, Il Segno della Storia, accompagnata da una giornata di studi e un libro di saggi pubblicato da Black Velvet. Altan, Charles Burns e Thomas Ott saranno gli altri protagonisti del Festival: sarà così possibile confrontare l’opera di tre grandi maestri nell’uso del nero in storie ora cupe, ora oniriche, ora grottesche.
Il rapporto tra Fumetto e Storia unisce numerosi appuntamenti. La mostra di Ángel de la Calle, dedicata alla figura di Tina Modotti e incontri in cui autori di fumetto e storici dialogheranno sul passato dell’Argentina, sul rapporto tra fumetto e avventura con Sergio Bonelli, sul perio
do fascista con l’opera di de Santis e Colaone, sulla guerra di Spagna con Vittorio Giardino, sull’attualità dell’Ottocento con Gianfranco Manfredi e Bryan Talbot, sul rapporto con l’autobiografia con Marino Neri e Michele Petrucci, sulle modalità di coniugare storia e narrazione con David B. e Pino Cacucci.
Il panorama contemporaneo è rappresentato dalle mostre della polacca Gosia Machon, dell’autore franco-americano Christopher Hittinger, dell’emergente Marino Neri, del collettivo finlandese Glömp, del quale fa parte anche Hanneriina Moisseinen che avrà una sua esposizione personale, degli autori selezionati dal concorso di Flashfumetto, di Fabio Sera, vincitore del concorso Coop for Words.
“Diverso da me, all’improvviso non sono più io…” è il titolo della mostra del concorso che ha coinvolto oltre 1.000 bambini della scuole elementari di Bologna e Provincia ed è il fulcro della sezione ragazzi di questa edizione.
La rassegna al Cinema Lumière presenta alcune prime visioni in Italia sul fumetto e altre forme espressive legate al disegno. Sullo schermo una biografia di Charles Schulz; due film sul fumetto argentino; le raffinate animazioni del giapponese Naoyuki Tsuji; una proiezione sulla scena della street art californiana degli anni Novanta.


Informazioni dettagliate sul programma su Bilbolbul.

martedì 24 febbraio 2009

Duchesne

Probabilmente è una segnalazione a vuoto, ma non posso resistere.
Ho trovato un blog che mi fa ammazzare dalle risate: http://studioillegale.splinder.com/

giovedì, 05 giugno 2008
C'E' SEMPRE SOTTO QUALCOSA

Qui in drafting session, il tempo scorre lento.
Sto legando molto con un avvocato romano, advisor delle banche. Grasso, sempre paonazzo, con un grosso tatuaggio sull’avambraccio. Se si scalda, balbetta. Qualche volta lo prendo in giro.
- “Ehi, Co-co-co-consob, come stiamo?”
- “Va-va-va-ffanculo”, risponde lui.
Poi mi scaglia una pacca fortissima sulla spalla e mi dice grande Duchesne, senza mai balbettare. Scendiamo di un piano, gli offro il caffé alla macchinetta e lo ascolto. È un appassionato di complottistica e teorie strane. Sa tutto di massoneria, colpi di stato orchestrati ad arte, occultismo, autopsie di alieni. Quando attacca a parlare non lo si può fermare. Sull’11 settembre, neanche a dirlo, fiocca di ipotesi. Dice che c’è pure un fumetto di Topolino che aveva già tutto in nuce.
- “Tutto cosa?”, lo provoco io, “su, su, non dire cazzate”.
- “Cazzate? A-a-a-ltro che cazzate. Disney era una massone, lo sanno tutti. Co-co-con i suoi film, i fumetti e tutto il resto non faceva che fa-fa-fare passare messaggi in codice.”
- “Adesso non mi tirerai mica fuori la solita storia di Bianca e Bernie e la donna con le tette di fuori.”
- “Bianca e Bernie, bravissi-si-si-mo. Ma fo-fo-fosse solo quello. Per dire, hai mai notato che To-to-topolino è uguale a Minnie? To-to-togli sopracciglia e abiti, e sono proprio u-u-u-guali. E pure Paperino con Paperina, Trudy con Gambadilegno. È come se la Disney veicolasse un messaggio ra-ra-razzista, mogli e buoi dei paesi tuoi.”
- “Ah. Ecco.”
Ho pensato agli investitori italiani. Questo è l’uomo che sta curando i loro interessi. Poi uno dice che manca la fiducia nella ripresa dei mercati.

martedì, 17 febbraio 2009
NON CREIAMO INUTILI ALLARMISMI (L'OTTIMISMO)

L’avvocato d’affari – come ogni avvocato – è un libero professionista.
E questo, molto semplicemente, significa che, all’inizio della sua collaborazione con lo studio illegale, non firma nessun contratto di lavoro. Certo, qualcuno, soprattutto negli studi anglosassoni, si trova a dover firmare un contratto in cui dichiara che non ha firmato nessun contratto, ma queste sono eccezioni figlie di quel famoso humour inglese, tanto giustamente celebrato.
Improvvisamente, però, a scardinare le certezze di tutto questo libero professionismo, è arrivata la Crisi e la Crisi, si sa, genera nervosismo, suscita insicurezze, diffonde paure e l’avvocato d’affari allora tende le orecchie, si guarda in giro, coglie i segnali, si affida alle smentite lette sui giornali (“Tagli? Solo una leggenda metropolitana”), con tutto il loro sapore di ottimismo ed euforia.
Ed è proprio con le ottimistiche ed euforiche smentite nella testa che il mio ex compagno di università, Còmoli, si è presentato nella stanza del suo partner responsabile.
- “Siediti Comòli…”
- “Còmoli.”
- “…Còmoli.”
Una lunga pausa ottimista.
- “Son nervoso, non farci caso”, gli ha detto a un certo punto il partner. “Stamattina ho litigato con un tizio sull’autobus, un ciccione, se ne stava lì in mezzo al corridoio, ostruiva il passaggio, che io poi, figurati, va bene, son paziente, ma penso agli anziani, alle donne incinte. Guarda, alle volte penso che gli obesi, con tutto il rispetto, non dovrebbero nemmeno farli entrare in certi posti. Tipo il cinema, l’aereo, anche alcuni bar. Sei lì che hai pagato un servizio e ti trovi ostacolato nella fruizione.”
- “Beh”, ha detto Còmoli, ancora abbastanza ottimista. “È anche questione di essere tolleranti. Se no, allora, uno potrebbe non volere, per dire, i vecchi.”
- “Se fossero grassi. Se no, che fastidio ti danno? A parte quelli impresentabili e allora ti potrei anche seguire, ma lì è la malattia, cazzo, bisognerebbe davvero essere bastardi.”
- “Non so. Io qualche anno fa ero grasso e, ecco, anche sentirmi segregato non mi sarebbe piaciuto.”
- “Tu eri grasso?”
- “Sì, poi ho avuto dei problemi di salute e, per farla breve, mi sono asciugato, ho perso 18 chili.”
- “Però oggi stai meglio.”
- “Beh, sì, naturale.”
- “E allora lo vedi che mi dai ragione? Ma pensa te, vieni a fare il politically correct con me? Tu farai carriera, caro mio. Comunque, eccoci qui. Arriviamo subito al punto, che siamo persone mature, e insomma... abbiamo avuto dei, ehm, colloqui interni. Sai com’è, i tempi sono quelli che sono, la congiuntura la conosciamo bene, e una struttura come la nostra necessita di coesione, di dialogo, pianificazione. E, pur con tutto l’ottimismo che abbiamo – perché il nostro è uno studio che funziona e funziona bene – è necessario muoversi per tempo, prevenire, eludere.”
- “Sì.”
- “Sono necessari dei chiamiamoli correttivi.”
- “Sì.”
- “Tu mi capisci, vero. Insomma, ci sono risorse, pure importanti, che però oggi non hanno vuoi le possibilità, vuoi le capacità, vuoi solo le condizioni ambientali per offrire il loro apporto. E queste risorse vanno quindi, diciamo, liberate.”
- “…”
- “Liberate”, ha ripetuto il partner.
- “Devo…”, un’esitazione poco ottimista da parte di Còmoli. “Devo lasciare lo studio?”
- “Non subito, cosa siamo? Cerberi? No, un paio mesi, ti prendi il tuo tempo per guardarti intorno, orientarti, cercare il tuo percorso. In fondo è solo un momento un po’ così, viscerale, una crisi di paure più che di sistema. Che poi è importante non creare inutili allarmismi. La crisi c’è – perché la crisi c’è – ma si gestisce, con la giusta fermezza, con la competenza, anche con la speranza, via. Poi uno come te, trent’anni, brillante, non si deve preoccupare, ha tutte le possibilità di questo mondo, anche fuori di qui, soprattutto fuori di qui, si tratta di capire la tua strada, che non dico che non sia questa, anzi, può essere, ma va prima capito e questo, caro Còmoli, non possiamo essere noi a farlo. Che poi, tu l’hai già dimostrato, soprattutto a te stesso. Quat-tor-di-ci.”
- “Cosa?”
- “I chili che sei riuscito a perdere.”
- “Diciotto.”
- “Diciotto? Tu sei un grande.”

venerdì 20 febbraio 2009

Siamo tutti omosessuali - Radici nel cemento (solo per i maggiorenni che decidono di vedere il video)

Per chi è un fan del reggae linko un brano dei "Radici nel cemento" intitolato: "Siamo tutti omosessuali".

E' divertente, carino, e con semplicità dice, per fare la rima semplice come la fanno loro, la essenziale verità.

L'ho trovato su youtube oggi, lì per vederlo è richiesta la conferma della maggiore età, visto che alcune immagini di sottofondo, e forse le parole, secondo il canale potrebbero essere offensive della sensibilità e del c.d. pudore. Non credo altrettanto io, però a scanso equivoci vi avverto cosicchè decidiate se vederlo o meno, e ricordandovi che per decidere dovete aver compiuto la maggiore età. Non ci sono sistemi sul blog per appurare questo, neanche quelli formali che usa youtube, vi ribadisco l'invito, precisando che a mio personalissimo giudizio niente nel contenuto visivo può ritenersi offensivo, ma è questione di "sensibilità" propria.

Dopo la magnifica, poetica e sublime, interpretazione di Benigni della lettera di Oscar Wilde a Sanremo, questa canzone è un pò triviale, ma divertente. Per abbattere quel vile pregiudizio che produce una follia chiamata omofobia.

Buon ascolto, AI MAGGIORENNI CONSENZIENTI :D



lunedì 9 febbraio 2009

L'Antigone di Bertolt Brecht



l'inflessibile e giusta Antigone le ha dato fine....

Ma Antigone non era sovversiva, l'Antigone che ci ha lasciato aveva con lei il Diritto Positivo, era Creonte il tiranno sovversivo, sovversivo come ogni tiranno...Drammatica Italia che ribalti la verità....I ragazzi giù nel campo non conoscono memorie...

Addio Eluana, la tua morte non è stata invana, come non lo sono stati quei miseri 20 anni che ti son toccati di vivere veramente...

E il delirio che oggi domina gli uomini pubblici, e ciò che seguirà non è più affar tuo, come non lo furono questi 17 criminali anni torturata su un letto...

Diremo forse, ce lo auguriamo, un giorno ai nostri nipoti: un tempo, pensate, non eravate liberi neppure di morire...Avevamo paura nel mettervi al mondo...La più grande gioia, che è quella di avere un figlio, si tramutava in orrore per molti di noi...Ma poi ci fu un giorno una giovane donna, un eroico padre che mentre un Governo tiranno e magnaccia, minava dovunque le istituzioni e faceva mercato del suo corpo, adirono le più Alte Magistrature, le più Alte Cariche dello Stato, e grazie ad essi e quest'ultime anche nel nostro Paese venne la dignità...

Pensate, diremo ai nostri figli che forse, almeno io sicuramente se li avrò, chiameremo Piergiorgio ed Eluana, diremo loro: pensate che tanto era diverso, vi appare cosi inimmaginabile, ma purtroppo era tremendamente più terribile la vita in questo Paese oggi libero...Noi vivemmo tragedie sui nostri corpi, alcuni di noi non ce la fecero, altri si...

E ora, Signori, SIPARIO! su questa vicenda umana, finalmente: SIPARIO! Non sulle nostre battaglie...

venerdì 6 febbraio 2009

Distinguere il possibile dall'impossibile - Umberto Veronesi

Copio e incollo da Repubblica di oggi l'articolo del Prof. Umberto Veronesi sul Caso di Eluana Englaro....


L'onda emotiva della vicenda di Eluana rischia di sviare l'attenzione dal cuore del problema
L'ordinamento del nostro paese prevede per tutti il diritto di rifiutare i trattamenti

Distinguere il possibile dall'impossibile

di UMBERTO VERONESI


La forte ondata emotiva che accompagna la vicenda di Eluana rischia di sviare l'attenzione dal cuore del problema. L'ordinamento del nostro Paese prevede per tutti il diritto di rifiutare i trattamenti. Anche i trattamenti cosiddetti "di sostegno", come la nutrizione artificiale o la trasfusione di sangue, ma ora si vorrebbe calpestare questa norma fondamentale, violando il diritto di autoderminazione delle persone, che è sacrosanto per ognuno di noi.

Capisco e intimamente condivido la commozione profonda che pervade in queste ore tutto il Paese, ma a questo punto il sentimento non deve impedire di capire cosa si può fare e cosa non si può fare. Cancellare la morte? Non si può fare. Evitare la sofferenza ai familiari o a chi assiste a una morte? Non si può fare. Abolire il diritto dei medici di decidere secondo scienza e coscienza? Ancora, non si può. Spazzare via con un colpo di spugna i diritti fondamentali delle persone e dei malati, conquistati con fatica e difesi per decenni? Neppure. Mettere governo e giustizia l'uno contro l'altra, con provvedimenti in cui la politica nega ciò che le Corti hanno deciso? Davvero non si può; e soprattutto non si deve. E io credo che il governo e il Parlamento non lo faranno.

Nessuno oggi, se non in un momento di smarrimento e confusione, può davvero pensare di ignorare i trecento anni di storia e di grandi progressi civili che ci hanno permesso di godere di un livello di vita accettabile e di disporre della libertà personale necessaria per costruire il proprio progetto di vita. Una legge che obbliga chi cade in coma ad una vita artificiale, senza coscienza e senza risveglio per decenni, anche contro la sua volontà, va contro i principi di libertà e non verrebbe mai sottoscritta da nessun presidente di una democrazia avanzata. E tanto meno dal nostro Presidente della Repubblica, che è il custode della Costituzione e dei suoi più alti valori. Inoltre le leggi non dovrebbero mai essere fatte sull'onda delle emozioni, ma su una pacata e lucida analisi della realtà.

Penso di essere in Italia, per età e per professione, uno fra coloro che maggiormente ha lottato sul campo per la vita, la sua qualità e per il diritto di viverla nella sua pienezza, e credo anche di essere fra coloro che più da vicino hanno vissuto accanto alla sofferenza, al dolore e alla morte. Così ho imparato a distinguere il possibile dall'impossibile. Ciò che si può fare, è, da parte della scienza, lottare fino all'ultimo per la salute del malato e annullare il dolore fisico, e, da parte della società, aiutare le persone nel momento di massima debolezza, quando sono colpite da malattie gravi, senza calpestare mai i loro diritti.

Ora, se il Paese applica le conclusioni della Cassazione - che confermano che la volontà di Eluana era di rifiutare la vita artificiale e che questa volontà va rispettata - fa ciò che umanamente e civilmente è possibile fare di fronte al terribile dramma di questa donna e della sua famiglia. Se non lo fa, non risolve la tragedia e condanna Eluana a invecchiare incarcerata nel suo letto, senza vedere, senza sentire, senza parlare e soprattutto senza avere coscienza. In questo caso il Paese metterebbe anche pericolosamente in gioco gli stessi principi su cui ha fondato la sua esistenza e il suo straordinario sviluppo. Si tratterebbe di violare il principio della separazione dei poteri, quello giudiziario e quello politico esecutivo, che dal 1700, dalla Rivoluzione francese in poi, ha scritto la storia delle democrazie nel mondo e segnato la fine degli imperi e i governi assoluti. E' importante che la gente, che oggi è comprensibilmente confusa dalle tematiche toccanti e incerte della morte, sappia comunque che se vedessimo che la politica prevarica la giustizia , sarebbe davvero preoccupante per il futuro.

Ciò che rassicura noi "ottimisti della ragione" è che un caso analogo si è già verificato negli Stati Uniti per Terry Schiavo quando era presidente George Bush. Anche Bush pensò allora di impedire che fosse interrotta la vita artificiale di Terry sospendendo una sentenza di Tribunale; tuttavia la Corte Suprema levò gli scudi in difesa dei principi fondamentali degli Stati Uniti d'America e Terry, il cui cervello all'autopsia apparve poi del tutto devastato, ha potuto così concludere la sua disumana avventura.

martedì 27 gennaio 2009

Giornata della Memoria - 27/01/2009

Oggi si è celebrata la Giornata della Memoria...Il ricordo delle vittime della cieca ferocia nazista, nella sua più "alta" e "profonda" sostanza razzista. Questo tragico evento, che ha segnato l'umanità, riassume il significato più profondo di quel "pensare" e di quel "sentire" nazista. E' stato l'epilogo a cui necessariamente conducono i fascismi e i nazismi.

Il nazismo con l'Olocausto si presentava al mondo come ciò che realmente esso è. La più accecante perversione antimorale; il precipizio di ogni dignità umana; lo svuotamento di ogni valore sociale e umano. Nichilismo e sadismo, figli del male più banale.

Il popolo ebraico, massacrato da secoli in nome anche di una fede, come quella cristiana, che dovrebbe avere fra i suoi presupposti l'amicizia universale fra gli uomini, con l'Olocausto ha raggiunto l'apice del suo sacrificio.

Che siano, forse, troppo spesso avvolti nel mito, e coloriti di fantasia, i racconti di quella abominevole strage di innocenti può anche risultar vero, ma ciò in tal caso dipenderebbe dall'incapacità dell'uomo di raccontare a se stesso i suoi crimini...perchè la memoria presuppone che si sia capito ciò che si ricorda, e quel crimine immenso che fu per l'umanità il nazionalsocialismo, difficilmente si riesce a capire, e quindi difficilmente lo si ricorda nel modo esatto.

Ma ciò che è chiesto a noi, io credo, come diceva Pasolini, è un giudizio interamente indignato, non quindi un'attività di ricostruzione storica. Quest'ultima è compito degli storiografi.

Per questo sono e restano, come le ha definite il Presidente della Camera Gianfranco Fini, infami le dichiarazioni del Vescovo della Chiesa cattolica monsignor Richard Williamson, da poco riammesso da Papa Benedetto XVI alla piena comunione con Pietro. Suscitano allarme e devono preoccupare l'intera società civile che i cristiani abbiano ,come molti islamici, alla lora guida dei terroristi. Gli imam che incitano all'odio vengono espulsi dai paesi civili. E cosi, forse, dovrebbe accadere con monsignor Williamson. Che la Chiesa cattolica non lo scomunichi è un problema della Chiesa cattolica (ognuno all'interno del proprio giardino può tenere le piante più velenose che ritiene opportuno a proprio danno tenere); certo è che gli Stati democratici non possono riconoscere alcun diritto a monsignor Williamson di esercitare al loro interno questa singolare libertà di espressione, che libertà non è.
Sono e restano, quindi, prima di tutto una falsità le dichiarazioni del presule lefebrviano, poi un'infamia, di cui prendere atto, per la Chiesa cattolica; ma soprattutto, esse sono uno scandalo per l'intera comunità internazionale degli Stati dei popoli liberi.

In ultimo meritano attenzione le parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Egli ha detto questa mattina che la condanna, necessaria, dell'Olocausto non impone di non poter criticare il Governo israeliano. Ciò è giusto ed elementare. L'antisemitismo è un discorso, essere oppositori del Governo israeliano è un altro (molti icittadini israeliani non hanno votato e sono tuttora oppositori di quel Governo). E altro ancora è essere antisionisti.
Io non credo si abbia il diritto di essere antisionisti, come non si debba avere il fanatismo di essere sionisti. Si deve piuttosto rispettare la sovranità di un popolo come quello israeliano. E' per questo che le critiche al Governo israeliano, quando assumono connotati antisionisti se non antisemiti, devono essere ritenute inaccettabili. Sarà ovvio ma ricordo ancora una volta che il popolo israeliano è formato per lo più dai nipoti di coloro che morirono nei campi di concentramento. E' la realizzazione del sogno e della fede che ha tenuto in vita quegli uomini in quei luoghi di morte che furono i lager. Ciò non va ignorato. Soprattutto dai nipoti di quei carnefici. O dai nipoti dei coetanei di quei carnefici. Il senso di colpa dell'Europa, quindi, sarà pure una "grande ipocrisia", ma è da parte di noi europei un atto dovuto.




lunedì 26 gennaio 2009

British Journal of Urology

Allego di seguito un articolo segnalatomi da Bertrand, preso dal Corriere della Sera di oggi. Lo studio di cui esso racconta, se dimostrato, è alquanto preoccupante. Già dovevo sentirmi dire che fumare fa male, ora pure questa novità. Roba da creare un vero e proprio allarme sociale: non ci voleva proprio che ci fosse il rischio che ci colpisse la stessa malattia che ha avuto il beneamato Premier (di cui si spiegano le ragioni stando ai suoi racconti). Allego di seguito, e segnalo il nostro sondaggio al lato per gli uomini fra i 20 e i 30 anni. Se votano anche donne o altre fasce il sondaggio sarà necessariamente viziato. Quindi votate, vi prego :D

RICERCA PUBBLICATA SUL Brtish Journal of Urology.

Troppo sesso da giovani aumenta il rischio di tumore alla prostata.

Lo suggerisce uno studio inglese su 800 uomini. Presa in considerazione anche l'attività «solitaria». Un nuovo sistema a fusione di immagini per l'esame della prostata. Gli uomini che tra i 20 e i 30 anni hanno avuto un'intensa vita sessuale, anche onanistica, potrebbero avere maggiori possibilità di ammalarsi di tumore alla prostata. Lo suggerisce una ricerca della Nottingham University ,che ha studiato le abitudini sessuali di 800 adulti. Lo studio, pubblicato sul Brtish Journal of Urology, ha verificato un legame tra alti livelli degli ormoni sessuali, l'intenso appetito sessuale e lo sviluppo del cancro alla prostata, la forma tumorale più comune tra gli uomini. Il dottor Polyxeni Dimitropulu dell'ateneo britannico ha effettuato uno screening della vita amorosa di 400 uomini affetti dal tumore e di altri 409 sani. È emerso che tra gli ammalati il 40% aveva fatto sesso o si era masturbato 20 o più volte al mese e aveva avuto sei o più partner, mentre la percentuale si riduceva al 32% tra i non ammalati. L'incidenza dell'età nei Don Giovanni era dimostrata dal fatto che il 59% di entrambi i gruppi ha raccontato di averlo fatto 12 o più volte al mese quando aveva vent'anni mentre passati i 30 la percentuale scendeva al 48%, per poi precipitare al 28% tra i quarantenni e al 13% tra gli over 50.

venerdì 23 gennaio 2009

La rivoluzione di un padre - di Roberto Saviano da Repubblica

Da Repubblica di oggi

La rivoluzione di un padre

di ROBERTO SAVIANO


BEPPINO Englaro, il papà di Eluana, sta dando forza e senso alle istituzioni italiane e alla possibilità che un cittadino del nostro Paese, nonostante tutto, possa ancora sperare nelle leggi e nella giustizia. Ciò credo debba essere evidente anche per chi non accetta di voler sospendere uno stato vegetativo permanente e ritiene che ogni forma di vita, anche la più inerte, debba essere tutelata.

Mi sono chiesto perché Beppino Englaro, come qualcuno del resto gli aveva suggerito, non avesse ritenuto opportuno risolvere tutto "all'italiana". Molti negli ospedali sussurrano: "Perché farne una battaglia simbolica? La portava in Olanda e tutto si risolveva". Altri ancora consigliavano il solito metodo silenzioso, due carte da cento euro a un'infermiera esperta e tutto si risolveva subito e in silenzio.

Come nel film "Le invasioni barbariche", dove un professore canadese ormai malato terminale e in preda a feroci dolori si raccoglie con amici e familiari in una casa su un lago e grazie al sostegno economico del figlio e a una brava infermiera pratica clandestinamente l'eutanasia.

Mi chiedo perché e con quale spirito accetta tutto questo clamore. Perché non prende esempio da chi silenziosamente emigra alla ricerca della felicità, sempre che le proprie finanze glielo permettano. Alla ricerca di tecniche di fecondazione in Italia proibite o alla ricerca di una fine dignitosa. Con l'amara consapevolezza che oramai non si emigra dall'Italia solo per trovare lavoro, ma anche per nascere e per morire. Nella vicenda Englaro ritornano sotto veste nuova quelle formule lontane e polverose che ci ripetevano all'università durante le lezioni di filosofia.

Il principio kantiano: "Agisci in modo che tu possa volere che la massima delle tue azioni divenga universale" si fa carne e sudore. E forse solo in questa circostanza riesci a spiegarti la storia di Socrate e capisci solo ora dopo averla ascoltata migliaia di volte perché ha bevuto la cicuta e non è scappato. Tutto questo ritorna attuale e risulta evidente che quel voler restare, quella via di fuga ignorata, anzi aborrita è molto più di una campagna a favore di una singola morte dignitosa, è una battaglia in difesa della vita di tutti. E per questo Beppino, nonostante il suo dramma privato, ha dovuto subire l'accusa di essere un padre che vuole togliere acqua e cibo alla propria figlia, contro coloro che dileggiano la Suprema Corte e contro chi minaccia sanzioni e ritorsioni per le Regioni che accettino di accogliere la sua causa, nel pieno rispetto di una sentenza della Corte di cassazione.

L'unica risposta che ho trovato a questa domanda, la più plausibile, è che la lotta quotidiana di Beppino Englaro non sia solo per Eluana, sua figlia, ma anche e soprattutto in difesa del Diritto, perché è chiaro che la vita del Diritto è diritto alla vita. Beppino Englaro con la sua battaglia sta aprendo una nuova strada, sta dimostrando che in Italia si può e si deve restare utilizzando gli strumenti che la democrazia mette a disposizione. In Italia non esiste nulla di più rivoluzionario della certezza del Diritto. E mi viene in mente che tutelare la certezza dei diritti, la certezza dei crediti, costituirebbe la stangata definitiva all'economia criminale. Se fosse possibile, nella mia terra, rivolgersi a un tribunale per veder riconosciuto, in un tempo congruo, la fondatezza del proprio diritto, non si avvertirebbe certo il bisogno di ricorrere a soluzioni altre. Beppino questo sta dimostrando al Paese. Non sarebbe necessario ricorrere al potere di dissuasione delle organizzazioni criminali, che al Sud hanno il monopolio, illegale, nel fruttuoso business del recupero crediti.

E a lui il merito di aver insegnato a questo Paese che è ancora possibile rivolgersi alle istituzioni e alla magistratura per vedere affermati i propri diritti in un momento di profonda e tangibile sfiducia. E nonostante tutte le traversie burocratiche, è lì a dimostrare che nel diritto deve esistere la possibilità di trovare una soluzione.

Per una volta in Italia la coscienza e il diritto non emigrano. Per una volta non si va via per ottenere qualcosa, o soltanto per chiederla. Per una volta non si cerca altrove di essere ascoltati, qualsiasi cittadino italiano, comunque la pensi non può non considerare Beppino Englaro un uomo che sta restituendo al nostro Paese quella dignità che spesso noi stessi gli togliamo.

Immagino che Beppino Englaro, guardando la sua Eluana, sappia che il dolore di sua figlia è il dolore di ogni singolo individuo che lotta per l'affermazione dei propri diritti. Se avesse agito in silenzio, trovando scorciatoie a lui sarebbe rimasto forse solo il suo dolore. Rivolgendosi al diritto, combattendo all'interno delle istituzioni e con le istituzioni, chiedendo che la sentenza della Suprema Corte sia rispettata, ha fatto sì, invece, che il dolore per una figlia in coma da 17 anni, smettesse di essere un dolore privato e diventasse anche il mio, il nostro, dolore. Ha fatto riscoprire una delle meraviglie dimenticate del principio democratico, l'empatia. Quando il dolore di uno è il dolore di tutti. E così il diritto di uno diviene il diritto di tutti.

(23 gennaio 2009)

domenica 18 gennaio 2009

Homer Simpson tries to vote for Obama...

Grazie Homer....Nonostante tutto ce l'hai fatta :D Sempre geniale la FOX e la sua autoironia! :P

Forse l'Ohaio ma non l'America!! Come dice Homer mentre viene risucchiato...ti ricorda qualcosa Alessia?!?


martedì 13 gennaio 2009

domenica 11 gennaio 2009

Il Testamento - De Andrè

Ha ragione Alessia, come Ivano Fossati...non si possono fare commemorazioni, o scegliere alcuni brani piuttosto che altri...E' il silenzio, individuale, con la bellezza e la forza rivoluzionaria delle individualità, l'unico vero tributo che ciascuno di noi dovrebbe rendere a De Andrè...ciascuno, non insieme, non gruppi di fan, ma ognuno singolarmente... Ma in silenzio non si riesce a stare, si sente il bisogno di parlare, e per questo anche io dico qualcosa, di diverso però, con un altro post....La vera empatia anarchica, la non violenza, nasce da questo stare insieme distinti, questo condividere la vita ciascuno per conto proprio...camminare al fianco gli uni degli altri, senza confondersi...questo è la vita...

Io, inoltre, scelgo anche un brano e lo posto di seguito, tradendo cosi doppiamente De Andrè, scelgo uno che meglio di ogni altro, per ciò che racconta, è forse ciò che oggi ci direbbe lo stesso De Andrè...Era anche il brano preferito da mia nonna, che lo ascoltava sempre...Non è il più bello, perchè non ce ne è nessuno più bello o vero di un altro.






Non smetterò, personalmente, mai di essere grato a De Andrè; si lo so ogni parola che si sceglie sembra banale quando si accosta a De Andrè, come dice Alessia, lui è essenzialmente un pescatore di parole, sempre opportune, mai banali, sempre precise e piene di senso...cosa è la gratitudine, infatti? che significa? è adatta o priva di senso in questa circostanza?serviva dirlo, soprattutto? Ciò che conta sono le esperienze: la vita vissuta...

Posso allora solamente dire che per me è stato il primo e unico maestro di vita, che mi ha fatto piangere o ridere, e tuttora lo fa quando sento determinate canzoni, che ha scandito tutti i miei pomeriggi soprattutto i primi anni di Università, che ha sussurato e continua a sussurrare sempre più spesso i versi delle sue canzoni in molte delle esperienze che ancora tutt'oggi vivo....E' difficile che una serata finisca senza che esca fuori una frase di una canzone di De Andrè...essa ritorna dovunque, permea ogni angolo di questa società, la si sente al bar, la si sente nelle aule universitarie, la si sente persino in aule giudiziarie (sentenze che nominano e citano canzoni come Bocca di Rosa)...La si sente pronunciare da chiunque e dovunque....
Per me De Andrè è questo, e anche oggi se la vita mi accompagna a tradire lo spirito che ha incarnato, lo spirito dell'essenzialità, dell'unico e della sua proprietà, resta per sempre, come il primo amore: resta dentro. Resta, soprattutto, come conforto quando mi accorgo delle mie debolezze e meschinità, perchè mi racconta e denuda quelle di ognuno di noi.

Stasera Rai Tre gli renderà omaggio con i big della musica italiana, e non solo, in studio e in collegamento dai luoghi simbolo delle sue canzoni...Ma De Andrè, anche se non gradiva l'appellativo, individuandone tutti i risvolti ipocriti, De Andrè fu prima di tutto un Poeta...Sacro come ogni Poeta, fu prima di tutto un uomo...Non è un musicista solamente, anche se lo è egregiamente, ma si tradirebbe la verità se non lo si ricordasse soprattutto come uomo. Questo è stato De Andrè e resta ancora oggi uno dei fiori più belli della società italiana, fiore che non è nato dai diamanti, perchè dai diamanti non nasce niente, ma dal letame, perchè dal letame nascono i fiori.

In direzione ostinata e contraria

All'inizio volevo fare un video in cui scorressero immagini nel più raccolto silenzio, per non scivolare nel torto di selezionare alcune canzoni piuttosto che altre e per sottolineare l'assenza di un fine pesatore di parole. Inoltre se di De Andrè oggi può mancarci qualcosa, e ci manca, non è certo il suono della sua voce che canta: quella possiamo replicarla in una serie infinita. Quel che si dimenticano velocemente sono gli sguardi, il modo di fare e l'essere al di fuori del canto: l'effimero della quotidianità.
Poi nel cercare frammenti da montare trovavo cose che andavano ricordate per dare una degna rinfrescata a com'era avere De Andrè, ma che avevano bisogno di voce per essere narrate.
All'uomo, di una generazione genovese irripetibile, che viaggiava in direzione ostinata e contraria.

ps. in alcuni momenti si sentono le canzoni di De Andrè in sottofondo al narrato: non è una mia scelta. Purtroppo erano già uniti alle voci nella traccia audio dei video che ho trovato, e non c'era modo di separarli.


venerdì 9 gennaio 2009

L'umanità non è un optional di serie

Sto cercando di studiare il modo migliore per rendere omaggio a De Andrè, ma è davvero un'impresa e mi sembrerà sempre di aver fatto una squallida figura. Così mi distraggo continuando a sabotare il tono dei post di Sorciccio. Non è che non riconosca la serietà di questi giorni, anzi; solo in questo mondo, quale giorno non vede calpestato l'essere per una manciata di uomini?
Una banale frase ad effetto che rivela uno strisciante qualunquismo? Sicuramente, però da comunicologa non posso fare a meno di ricordare il doppio principio di visibilità che riguarda i conflitti. Non solo un diverso grado di attenzione sulla base delle porzioni di mondo coinvolte, ma anche quell'agghiacciante modo di agire delle istituzioni per cui finchè si ammazzano tra di sè o in modo neanche tanto eclatante la situazione è come se fosse praticamente risolta. L'atteggiamento della comunità internazionale nei confronti del conflitto israelo-palestinese è un po' come quello dello Stato italiano nei confronti della criminalità organizzata: nessuno si impegna a mantenere una pressione costante perchè la situazione arrivi verso un epilogo. Insomma, per dirla con le recenti immagini di Napoli, si butta calce sull'immondizia perchè non puzzi!
Quindi, purtroppo, a darmi dispiacere oltre a quei corpi senza più calore si aggiunge la constatazione che negli uomini, l'umanità non è un optional di serie.
Quindi può capitare allora di arrivare a difendere pure qualcosa di insostenibile come la leggerezza dell'essere (anche se Kundera non intendeva proprio questo).
Quindi, nel frattempo, in totale blasfemia oratoria mando i miei migliori auguri di pronta guarigione alla Befana (il tentativo di consegnare a spalla la nuova auto di Sorciccio ha minato gravemente la resistenza delle sue vertebre lombari).
Quindi, seguendo l'ingorgo commemorativo di questi giorni, offro i miei omaggi alla punto blu dandone la sua versione migliore.














ps. sperando che non debba finire la propria gloriosa carriera contro le vetrine di una concessionaria!

mercoledì 7 gennaio 2009

Girotondo - De Andrè

Bellissimo il post precedente di Alessia; bellissimo il montaggio del video! Hai ragione ultimamente abbiamo appesantito il blog facendolo tornare agli inizi, quando la tua penna magica di semiologa non ci faceva volare come invece recentemente fa,riportando alla mente grandi...però sono giorni anche pò troppo seri questi per il mondo, giorni un pò tragici! Ecco perchè segnalo anche io un video, a pochi giorni dal decimo anniversario della morte di De Andrè, un altro grande come Sergio Leone. De Andrè è come Sergio Leone, pur nella diversità, una di quelle persone la cui mancanza si sente troppo, anche quando si è riempiti dalle opere d'arte che le loro menti hanno concepito e che resteranno per sempre patrimonio dell'umanità.

Stamattina in studio, essendo arrivato un pò prima, leggevo il giornale da solo, e vedevo le immagini pubblicate da Repubblica, del conflitto in Palestina...Foto di cui non posto il link, chiunque può trovarle on line anche... Foto devastanti, di bambini palestinesi sotterrati fino al collo col viso sanguinante sotto le macerie delle loro case...altri calpestati dalla gente in fuga, altri morti davanti ai loro genitori straziati dal dolore...e pensavo a questa canzone che posto: Girotondo...mentre mi rendevo ancora una volta conto dell'abominio, dell'atrocità di questa guerra come di tutte le guerre....è vero quanto qualcuno scriveva: non perdete di vista che per quanto giusta e giustificata, la guerra resta sempre un CRIMINE! ed è ancora più vero, senza essere retorici o perbenisti, che queste tragedie ricadono sempre con ferocia crudeltà sui più deboli e i più indifesi. E' questo che più di altro mostra al mondo quanto la GUERRA SIA SCANDALO per l'umanità. Qualsiasi GUERRA, anche quella giustificata segna il fallimento dell'essere umano.
Ma non temano i terroristi che, a causa di quelle foto e del dolore che sinceramente ci provocano, qualcuno di noi stravolto perda il lume della ragione che vuole e pretende che i diretti responsabili di quei crimini siano proprio loro: i capi di Hamas.


Strascichi festivi

Come promesso il video. Soprattutto per sabotare i tentativi di discorsi seri di Sorciccio.
Spero che Leone mi perdoni dall'alto dei cieli.

ps. i sottotitoli non sono miei.

martedì 6 gennaio 2009

Contro la MAFIA ON LINE

Quando ieri mi sono iscritto al Gruppo di Facebook contro i gruppi che inneggiano alle mafie, eravamo poco più di 16 mila...a distanza di neanche 24 ore siamo più di 60 mila...i 100 mila dell'obiettivo prefissato del gruppo: "o noi o loro - 100 mila firme contro la Mafia on line", iniziativa pregevole che sta dominando sui maggiori quotidiani nazionali, forse sarà a brevissimo raggiunto. Linko qui il video con il quale ho contribuito al Gruppo: "o noi o loro - 100.000 contro la Mafia on line".

Sullo stesso gruppo avevo suggerito di cancellarci tutti da Facebook se gli Amministratori non avessero immediatamente censurato quei gruppi, troppi, che oltraggiano la memoria di quegli uomini che sono il vanto di questo Paese; Paese che a ben vedere non ha null'altro , tranne loro, di cui vantarsi. Rita Borsellino, a Repubblica, ha però dichiarato che è doveroso per tutti restare su Facebook, chi se ne deve andare sono quei ragazzi mafiosi. Anche se gli Amministratori californiani di Facebook in nome della libertà di parola hanno fatto sapere che non chiuderanno quei gruppi. Decisione sbagliata: politicamente, moralmente e giuridicamente.

La Mafia è tutto in questo Paese, è la prima causa di ogni male, essa è insidiata nelle Istituzioni, fino ai più alti vertici, essa è il cancro che avvelena e uccide giorno dopo giorno questo Paese, già morto e sepolto appena nato. Noi che siamo i giovani, quelli che vengono chiamati con enfasi il futuro, dobbiamo crescere imparando da quegli eroi a cui questo video è dedicato come Tributo....quegli uomini che all'appello della Storia risponderanno, vivi per sempre, per sempre PRESENTE!

Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Peppino Impastato, Pino Puglisi, Pio La Torre, e tanti altri ancora....


sabato 3 gennaio 2009

Dalla parte di Israele - parte seconda


Non ha bisogno di sostegno, vista la sua forza, economica e militare, ma sento di nuovo il dovere di schierarmi per l'ennesima volta dalla parte dello Stato d'Israele, viste le reazioni antisemite e stupide dell'opinione pubblica mondiale, e l'ipocrisia e l'opportunismo di certe diplomazie occidentali.

Il vero insegnamento a quelle diplomazie inopportune lo sta dando Barack Obama, ancora non Presidente in carica: è il silenzio l'unico commento. La comunità internazionale assista in silenzio i civili vittime di questa guerra legittima. Legittima; ma sia chiaro soprattutto orrenda come orrenda è ogni guerra. Mandi aiuti umanitari ai profughi palestinesi, li assista e li aiuti perchè questo esige la nostra civiltà e umanità. E questo esige il diritto delle genti. Null'altro. La Comunità Internazionale non può dire nulla ad Israele. E' elementare, secondo il più datato e solido diritto internazionale, che esso stia agendo legittimamente. Talmente elementare che sarebbe doveroso il silenzio. Israele fin quando non avrà debellato Hamas avrà diritto di rispondere all'attacco subito. E' difensiva l'invasione di Gaza, ha detto bene il Presidente di turno dell'Unione europea. Non servono distinguo. Finchè non saranno arrestati i responsabili dell'attentato Israele legittimamente dovrà cercarli in ogni parte invadendo la sovranità dello Stato che li ospita e che per primo ha violentato la sua sovranità e sicurezza.

Israele, sottolineo, perchè queste notizie non filtrano bisogna leggerle in seconda o terza pagina, prima di ogni attacco ha dato in questi quasi dieci giorni sempre preventivo avviso all'Autorità Palestinese, indicando gli esatti obiettivi. Questo affinchè essa disponesse di tempo per mettere in salvo i civili, evacuando le zone sotto mira. Ciò essa non sempre ha fatto. Non solo, l'Autorità Palestinese che prima ha dichiarato onestamente e doverosamente che la colpa era solo di Hamas, ora sta invece gongolandosi sulla simpatia ipocrita e stupida di certi ambienti internazionali antisemiti che tengono soprattutto a che il conflitto in Medioriente resti. Non lo faccia, prosegua nella sua onestà intellettuale. Non cada nel tranello. Continui ad essere saggia.

Vi è solo un modo, atroce e terribile, per porre fine a questo conflitto in Medioriente: distruggere Hamas. A questo avrebbe dovuto pensare l'Autorità Palestinese; se non ci è riuscita, se non ha voluto, ora poichè Israele ha subito un attacco, ha diritto di provvedervi anche lui.

La situazione più logica prevedeva da un lato l'Autorità Palestinese al fianco di Israele nella lotta ad Hamas. Col supporto dell'Occidente.

Se qualcuno si è defilato e astenuto dai suoi doveri, se qualcuno continua a fare il doppio gioco è perchè ancora una volta, viene da pensare, abbia a cuore che il Medioriente bruci. Questa colpa a tutti può essere data oggi fuorchè ad Israele.

Comunque sia l'esercito israeliano non si fermerà, questo ormai è chiaro. Sereni i politici israeliani e i veritici militari, scandiscono da giorni con calma e rispetto le loro intenzioni più che chiare e nette. Oggi pomeriggio i tank israeliani hanno dato uno spaventoso segno di potenza con l'attacco di terra. E' atroce pensare alle vittime, ma è sicuramente anche rassicurante vedere la fermezza e decisione dello Stato di Israele a cui, ultimamente, non si può di certo rimproverare manchi la coerenza.





Grazie Sergio!

Aspettando almeno dopo la Befana per riaffacciarsi sul mondo e mantenere così almeno per qualche istante ancora la pia illusione che possa effettivamente cambiare qualcosa tra gli uomini, vorrei rendere omaggio ad un grande narratore dell'animo di queste benedette scimmie pensanti nel giorno che sarebbe stato del suo 80esimo compleanno.
Ho preparato un montaggio perchè per ricordarci quanto ci manchi oggi un regista così, le parole non sono il mezzo espressivo più adeguato (soprattutto per la sua idea di cinema!). Il video purtroppo non rende giustizia alla qualità di Leone, l'ho fatto devo in fretta e furia, mancano un sacco di scene che ormai sono la storia del cinema, ma non potevo venire meno alla promessa di postare.
Un enorme grazie per averci mostrato l'anima melodica del silenzio, la potenza emotiva dei dettagli e lo spessore epico del nostro sentire, tutto con
cinismo e tenerezza allo stesso tempo.

Ho un diavolo per capello, è tutta la sera che cerco di postare il video ma purtroppo la connessione di montagna mi intralcia in tutti i modi, quando la civiltà sarà di nuovo vicina ve lo posterò. Che rabbia, ma non voglio aggiungere adesso una filippica sull'arretratezza tecnologica di questo Paese. Vi lascio il link di youtube dove si trova il servizio dedicato da Repubblica.it a Sergio Leone.

venerdì 2 gennaio 2009

Valerio Morucci non andrà alla Sapienza

L'ex brigatista rosso, Valerio Morucci, invitato alla Sapienza per tenere una lezione nell'ambito del tema: "cultura, violenza e memoria", ha declinato l'invito viste le forti polemiche e proteste del corpo accademico e studentesco, seguite appunto al suo invito.

Credo siano state sagge queste proteste. Forse è veramente finito il periodo in cui tutti, con meriti o senza, sono chiamati a tenere lezioni, in virtù di un presunto diritto ad "insegnare" ad altri. Lungi da me l'attribuire al discorso un elemento morale. Non do giudizi morali su Valerio Morucci, che ha combattutto le sue battaglie e che, stando al decorso della storia, le ha anche clamorosamente perse. Sarebbe inutile ora esprimere giudizi sull'epoca in cui il Morucci si è trovato ad agire in Italia, sulla legittimità o meno delle sue lotte. Sarebbe inutile perchè il fatto dell'eversione rossa è un fatto, anzitutto complesso, ma prima ancora: passato. E il passato si deve lasciar riposare e considerare come tale: passato. Non ho mai creduto che dagli errori del passato si potesse imparare nulla, quanto diceva Sartrè in ambito prettamente individuale e umano, vale anche per la storia, di cui l'umano è sostanza.
Secondo il Filosofo, se l'uomo che si guarda allo specchio e vede la sua vecchiaia, sbaglia nell'illudersi che quel volto sia il segno di tante esperienze che lo hanno fatto crescere, perchè in realtà esso è solo il segno della sconfitta imminente, chiamata morte, cosi allo stesso modo nulla vi è di diverso nelle "esperienze collettive c.d. storiche". Esse sono primariamente esperienze umane individuali, svincolate dal contesto e dal traguardo che la storia eventualmente persegue, rilevanti solo sul piano privato. Come all'individuo esse non insegnano nulla, cosi non possono fare neanche alla storia, che gli è anzitutto indifferente, perchè non distinta dall'individuo.

Tralasciando tutto il discorso teorico, è mio vizio e difetto aprire sempre le mie riflessioni con un accenno che non esaurisca mai il problema (giudicatela sciattaggine, ma più onestamente è scrupolo di non tediarvi), il fatto centrale è che, per quanto detto sopra, Valerio Morucci non ha niente da insegnare a nessuno. "Esperienza" e "cultura " non hanno niente in comune. E anche se invece avessero qualcosa in comune "esperienza" e "saggezza", cosa che non credo, ugualmente Valerio Morucci sarebbe fuori posto all'Università, che non deve insegnare la saggezza. Se non altro perchè, se essa esistesse, non la si potrebbe di certo insegnare e tanto meno imparare.

L'Università, soprattutto, non è il ritrovo di personaggi, più o meno discutibili a seconda dei valori e ideali che si hanno; l'Università non dovrebbe essere la valvola di sfogo di tutte le celebrità, più o meno ritenute tali, più o meno oscure. All'Università in cattedra salgono solo i professori, e solo essi insegnano dall'alto a chi la frequenta. L'idea di un'istruzione che venga dal basso, ed erroneo sarebbe leggere le lotte del '68 in questa direzione, non ha alcun senso, non è istruzione. Lo stesso, fra polemiche perchè non capito, sosteneva ampiamente Pier Paolo Pasolini. Pier Paolo Pasolini che, infatti, durante la lotta studentesca degli anni del '68 fece "irruzione" all'Università occupata, per tenere lui una lectio magistralis davanti agli studenti in rivolta. Una lezione che fosse anzitutto monologo. Accolta dal silenzio e stupore dei presenti che la seguirono in devoto ascolto.
Perchè il baratro, anzitutto culturale, fra chi insegna e chi impara deve esistere. Esso è essenziale, altrimenti non vi è istruzione. Valerio Morucci non ha nessuna superiorità culturale per salire in cattedra. Non può istruire nessuno per questo, detto terra terra senza tanti giri di parole.

Invece all'Università si pretende che tutti siano legittimati ad andare. Che tutti possano insegnare agli studenti. Siano essi i Capi di una religione, per quanto autorevole e radicata nel territorio, come il Papa, siano essi ex brigatisti rossi colpevoli per la Repubblica di delitti gravissimi. Ora cosa c'entrano con l'Università? Perchè mai un Magnifico Rettore dovrebbe invitarli? Ben fa il corpo accademico e studentesco ad insorgere! Chi sono? Cosa vogliono? Quando ci si iscrive all'Università non sono questi i Maestri che si ha in mente saranno coloro da cui ci si farà istruire!

"Cultura, violenza, memoria" Perchè non invitare Rosa e Olindo allora? Di violenza sono esperti, di memoria anche, visto che non ricordano le loro confessioni. nè i loro delitti..di cultura...bhe in quanto a questa neanche gli altri succitati, per come si intende la cultura che si dovrebbe insegnare all'Università, possono averne. Un Rettore che invitasse Rosa e Olindo sarebbe, giustamente, preso per grottesco. Ma badate, tralasciando come detto il piano morale, notevolmente distinto, la differenza, sul piano fattuale, non c'è, si crede diversamente solo perchè ingannati dall"immagine". Tra l'invitare i coniugi di Erba, o la signora Franzoni, e invitare Valerio Morucci, mi si spacca il cuore per chi mi conosce, non c'è differenza in questo discorso.

Questi personaggi possono andare a Porta a Porta o, nel caso di Valerio, possono andare in Parlamento a spiegare tante cose, a rispondere a domande di commissioni di inchiesta. O ancora, sempre nel suo caso, possono organizzare nei teatri degli incontri e chi vuole ci va. Io ci andrei. Incontri con scopi di natura meramente informativa, però. Incontri, come minimo, alla pari. Ma non nell'Università, che è un luogo, laicamente parlando, sacro.

Concludo rendendo a Valerio Morucci ogni umano rispetto, che non tributo e rendo a quelli a cui, mi perdoni, l'ho accomunato (i coniugi di Erba e la signora Franzoni). Valerio merita ogni umano rispetto, e soprattutto quello che spetta agli eterni sconfitti: il ricordo. A prescindere da chiunque siano gli sconfitti, purchè siano fra coloro che lo sono eternamente. E mi si conceda fra questi "eterni", Valerio Morucci rientra a pieno titolo.

American Prayer, Happy New Year!

Buon Anno Nuovo a tutti!!!

Iniziamo il Nuovo Anno con questa canzone....Sarà un anno felice già dall'inizio....perchè la preghiera americana è stata accolta nell'alto nei cieli.....questo è il momento...tra 18 giorni neanche Barack Hussein Obama entrerà alla Casa Bianca, sarà "incoronato" Presidente degli Stati Uniti d'America...si prevedono folle oceaniche, già sono iniziati i preparativi.... God bless you America!! God bless your President and your people!