domenica 11 gennaio 2009

Il Testamento - De Andrè

Ha ragione Alessia, come Ivano Fossati...non si possono fare commemorazioni, o scegliere alcuni brani piuttosto che altri...E' il silenzio, individuale, con la bellezza e la forza rivoluzionaria delle individualità, l'unico vero tributo che ciascuno di noi dovrebbe rendere a De Andrè...ciascuno, non insieme, non gruppi di fan, ma ognuno singolarmente... Ma in silenzio non si riesce a stare, si sente il bisogno di parlare, e per questo anche io dico qualcosa, di diverso però, con un altro post....La vera empatia anarchica, la non violenza, nasce da questo stare insieme distinti, questo condividere la vita ciascuno per conto proprio...camminare al fianco gli uni degli altri, senza confondersi...questo è la vita...

Io, inoltre, scelgo anche un brano e lo posto di seguito, tradendo cosi doppiamente De Andrè, scelgo uno che meglio di ogni altro, per ciò che racconta, è forse ciò che oggi ci direbbe lo stesso De Andrè...Era anche il brano preferito da mia nonna, che lo ascoltava sempre...Non è il più bello, perchè non ce ne è nessuno più bello o vero di un altro.






Non smetterò, personalmente, mai di essere grato a De Andrè; si lo so ogni parola che si sceglie sembra banale quando si accosta a De Andrè, come dice Alessia, lui è essenzialmente un pescatore di parole, sempre opportune, mai banali, sempre precise e piene di senso...cosa è la gratitudine, infatti? che significa? è adatta o priva di senso in questa circostanza?serviva dirlo, soprattutto? Ciò che conta sono le esperienze: la vita vissuta...

Posso allora solamente dire che per me è stato il primo e unico maestro di vita, che mi ha fatto piangere o ridere, e tuttora lo fa quando sento determinate canzoni, che ha scandito tutti i miei pomeriggi soprattutto i primi anni di Università, che ha sussurato e continua a sussurrare sempre più spesso i versi delle sue canzoni in molte delle esperienze che ancora tutt'oggi vivo....E' difficile che una serata finisca senza che esca fuori una frase di una canzone di De Andrè...essa ritorna dovunque, permea ogni angolo di questa società, la si sente al bar, la si sente nelle aule universitarie, la si sente persino in aule giudiziarie (sentenze che nominano e citano canzoni come Bocca di Rosa)...La si sente pronunciare da chiunque e dovunque....
Per me De Andrè è questo, e anche oggi se la vita mi accompagna a tradire lo spirito che ha incarnato, lo spirito dell'essenzialità, dell'unico e della sua proprietà, resta per sempre, come il primo amore: resta dentro. Resta, soprattutto, come conforto quando mi accorgo delle mie debolezze e meschinità, perchè mi racconta e denuda quelle di ognuno di noi.

Stasera Rai Tre gli renderà omaggio con i big della musica italiana, e non solo, in studio e in collegamento dai luoghi simbolo delle sue canzoni...Ma De Andrè, anche se non gradiva l'appellativo, individuandone tutti i risvolti ipocriti, De Andrè fu prima di tutto un Poeta...Sacro come ogni Poeta, fu prima di tutto un uomo...Non è un musicista solamente, anche se lo è egregiamente, ma si tradirebbe la verità se non lo si ricordasse soprattutto come uomo. Questo è stato De Andrè e resta ancora oggi uno dei fiori più belli della società italiana, fiore che non è nato dai diamanti, perchè dai diamanti non nasce niente, ma dal letame, perchè dal letame nascono i fiori.

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