venerdì 2 gennaio 2009

Valerio Morucci non andrà alla Sapienza

L'ex brigatista rosso, Valerio Morucci, invitato alla Sapienza per tenere una lezione nell'ambito del tema: "cultura, violenza e memoria", ha declinato l'invito viste le forti polemiche e proteste del corpo accademico e studentesco, seguite appunto al suo invito.

Credo siano state sagge queste proteste. Forse è veramente finito il periodo in cui tutti, con meriti o senza, sono chiamati a tenere lezioni, in virtù di un presunto diritto ad "insegnare" ad altri. Lungi da me l'attribuire al discorso un elemento morale. Non do giudizi morali su Valerio Morucci, che ha combattutto le sue battaglie e che, stando al decorso della storia, le ha anche clamorosamente perse. Sarebbe inutile ora esprimere giudizi sull'epoca in cui il Morucci si è trovato ad agire in Italia, sulla legittimità o meno delle sue lotte. Sarebbe inutile perchè il fatto dell'eversione rossa è un fatto, anzitutto complesso, ma prima ancora: passato. E il passato si deve lasciar riposare e considerare come tale: passato. Non ho mai creduto che dagli errori del passato si potesse imparare nulla, quanto diceva Sartrè in ambito prettamente individuale e umano, vale anche per la storia, di cui l'umano è sostanza.
Secondo il Filosofo, se l'uomo che si guarda allo specchio e vede la sua vecchiaia, sbaglia nell'illudersi che quel volto sia il segno di tante esperienze che lo hanno fatto crescere, perchè in realtà esso è solo il segno della sconfitta imminente, chiamata morte, cosi allo stesso modo nulla vi è di diverso nelle "esperienze collettive c.d. storiche". Esse sono primariamente esperienze umane individuali, svincolate dal contesto e dal traguardo che la storia eventualmente persegue, rilevanti solo sul piano privato. Come all'individuo esse non insegnano nulla, cosi non possono fare neanche alla storia, che gli è anzitutto indifferente, perchè non distinta dall'individuo.

Tralasciando tutto il discorso teorico, è mio vizio e difetto aprire sempre le mie riflessioni con un accenno che non esaurisca mai il problema (giudicatela sciattaggine, ma più onestamente è scrupolo di non tediarvi), il fatto centrale è che, per quanto detto sopra, Valerio Morucci non ha niente da insegnare a nessuno. "Esperienza" e "cultura " non hanno niente in comune. E anche se invece avessero qualcosa in comune "esperienza" e "saggezza", cosa che non credo, ugualmente Valerio Morucci sarebbe fuori posto all'Università, che non deve insegnare la saggezza. Se non altro perchè, se essa esistesse, non la si potrebbe di certo insegnare e tanto meno imparare.

L'Università, soprattutto, non è il ritrovo di personaggi, più o meno discutibili a seconda dei valori e ideali che si hanno; l'Università non dovrebbe essere la valvola di sfogo di tutte le celebrità, più o meno ritenute tali, più o meno oscure. All'Università in cattedra salgono solo i professori, e solo essi insegnano dall'alto a chi la frequenta. L'idea di un'istruzione che venga dal basso, ed erroneo sarebbe leggere le lotte del '68 in questa direzione, non ha alcun senso, non è istruzione. Lo stesso, fra polemiche perchè non capito, sosteneva ampiamente Pier Paolo Pasolini. Pier Paolo Pasolini che, infatti, durante la lotta studentesca degli anni del '68 fece "irruzione" all'Università occupata, per tenere lui una lectio magistralis davanti agli studenti in rivolta. Una lezione che fosse anzitutto monologo. Accolta dal silenzio e stupore dei presenti che la seguirono in devoto ascolto.
Perchè il baratro, anzitutto culturale, fra chi insegna e chi impara deve esistere. Esso è essenziale, altrimenti non vi è istruzione. Valerio Morucci non ha nessuna superiorità culturale per salire in cattedra. Non può istruire nessuno per questo, detto terra terra senza tanti giri di parole.

Invece all'Università si pretende che tutti siano legittimati ad andare. Che tutti possano insegnare agli studenti. Siano essi i Capi di una religione, per quanto autorevole e radicata nel territorio, come il Papa, siano essi ex brigatisti rossi colpevoli per la Repubblica di delitti gravissimi. Ora cosa c'entrano con l'Università? Perchè mai un Magnifico Rettore dovrebbe invitarli? Ben fa il corpo accademico e studentesco ad insorgere! Chi sono? Cosa vogliono? Quando ci si iscrive all'Università non sono questi i Maestri che si ha in mente saranno coloro da cui ci si farà istruire!

"Cultura, violenza, memoria" Perchè non invitare Rosa e Olindo allora? Di violenza sono esperti, di memoria anche, visto che non ricordano le loro confessioni. nè i loro delitti..di cultura...bhe in quanto a questa neanche gli altri succitati, per come si intende la cultura che si dovrebbe insegnare all'Università, possono averne. Un Rettore che invitasse Rosa e Olindo sarebbe, giustamente, preso per grottesco. Ma badate, tralasciando come detto il piano morale, notevolmente distinto, la differenza, sul piano fattuale, non c'è, si crede diversamente solo perchè ingannati dall"immagine". Tra l'invitare i coniugi di Erba, o la signora Franzoni, e invitare Valerio Morucci, mi si spacca il cuore per chi mi conosce, non c'è differenza in questo discorso.

Questi personaggi possono andare a Porta a Porta o, nel caso di Valerio, possono andare in Parlamento a spiegare tante cose, a rispondere a domande di commissioni di inchiesta. O ancora, sempre nel suo caso, possono organizzare nei teatri degli incontri e chi vuole ci va. Io ci andrei. Incontri con scopi di natura meramente informativa, però. Incontri, come minimo, alla pari. Ma non nell'Università, che è un luogo, laicamente parlando, sacro.

Concludo rendendo a Valerio Morucci ogni umano rispetto, che non tributo e rendo a quelli a cui, mi perdoni, l'ho accomunato (i coniugi di Erba e la signora Franzoni). Valerio merita ogni umano rispetto, e soprattutto quello che spetta agli eterni sconfitti: il ricordo. A prescindere da chiunque siano gli sconfitti, purchè siano fra coloro che lo sono eternamente. E mi si conceda fra questi "eterni", Valerio Morucci rientra a pieno titolo.

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